domenica 11 marzo 2007

3MSC:Ponte di Corso Francia

Il Ponte di Corso Francia
"Non lo so, non riesco a capire. Sarò malato, ma io amo questo ponte. Ci devo passare almeno due volte al giorno"
Questa la frase che Nanni Moretti diceva in "Caro Diario". Il ponte in questione è "ponte flaminio a corso di francia", ovvero per i romani "er ponte -o viadotto- de corso francia" (mi raccomando di strascicare la "c"). Ora, a chi non è romano, a chi ci transita di rado o non ci è mai capitato, dico che questa lunga striscia bianca, rivestita in travertino e costellata di fari e lupe capitoline, sta là dagli anni '50 (finito, intendo, la costruzione iniziò a ridosso degli anni '40) e sembra quasi che un tacito accordo con i cittadini ne abbia fatto lo stendardo, la lavagna, il proclama delle pene d'amore degli abitanti della città eterna. Per anni è stato coperto di scritte, devo dire maciullato più che coperto, poi per un periodo di tempo abbastanza lungo è stato lasciato vuoto, ma ora, nel giro di una manciata di settimane, sono tornate - e tutte insieme poi- le dichiarazioni, suppliche, le ostentazioni degli amori dei Romani.
E non c'è verso... Allora mi domando se le aquile di marmo che osservano dall'alto questi graffitari invaghiti non stiano là per questo, se tutti questi segni, lasciati con la grafia incerta di chi ad una bomboletta non sa quasi nemmeno come si tolga il tappo, non abbiano dato al ponte flaminio un significato che va al di là del "decoro urbano" ... Salvo poi realizzare che la rassicurante, lineare, solida e squadrata striscia di marmo era così bella tutta pulita, e che le scritte, anche a me, forse venivano molto meglio sul mio diario di scuola.

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